Articolo encomiabile che,dopo la recentissima sentenza della Corte di giustizia europea del luglio 2019, diventa di grande attualità.
In sostanza approfondisce il tema e chiarisce che nei Paesi dell'UE, come l'italia, in cui le professioni sono regolamentate e riservate, e sotto il controllo di un ente pubblico, l'Ordine, le tariffe minime possono, anzi, direi, devono essere introdotte poiché compatibili con l'esigenza della tutela degli interessi comuni generali e collettivi al fine di garantire la qualità delle prestazioni dei professionisti.
Questo indirizzo della giustizia europea era già sufficientemente chiaro fin dalla data di approvazione del cd decreto Bersani, poiché altre sentenze pure si espressero in maniera similare,
ma nonostante ciò le tariffe furono improvvidamente e direi illegalmente abrogate, contravvenendo uno dei principi cardini della nostra costituzione, l'art. 36 :" Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un'esistenza libera e dignitosa" .
Per i dipendenti pubblici o privati la "retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del lavoro" viene garantita dagli stipendi minimi e dai contratti collettivi nazionali,
per i professionisti intellettuali soggetti al controllo di un Ordine, veniva garantita dalle tariffe minime di proporzionalità tra lavoro e retribuzione.
A questo punto che si reintroducano immediatamente i minimi tariffari.